sabato 31 marzo 2018

Sabato mattina, cioccolateria, colazione di compleanno. Ha sciolto i capelli per un attimo e se li è riassestati in una coda perché doveva parlare col viso. Non aveva programmato niente se non un mattino che doveva essere eterno.
Le parole da caffè, qualche mezzo sorriso da torta, le sedie che si aggiungono ai tavoli di un'orario dove nessuno può dare il meglio e bisogna solo amare le facce da bocca secca e prime considerazioni.
La giornata cominciava a riscaldarsi in questa primavera che era solo un pò in ritardo ma che attendevamo tutti.
Come fai a non conoscere " . " , è un capolavoro; va visto al crepuscolo, accompagnato dal pesce, una tovaglia, meglio a quadretti azzurri e bianchi, il vino bianco pure; i pistacchi? Si ma pure che non ci sono i pistacchi, poco importa; è la sensazione della brezza marina, quando non puoi prendere il largo perchè fa vento ma va bene perchè il cielo poi si colora, su una spiaggia grigiastra, come quella prima di arrivare a Cefalù; sono le grotte della Addaura, le conchiglie dei frutti di mare, la pasta con le vongole, il prezzemolo tagliato con le mani.
Il tempo che immaginiamo e per caso, senza nulla programmare si decide di inaugurare un terrazzo.
Ci vediamo alla piazza di Ballarò, la parta alta del mercato; lo percorriamo, compriamo spigola, gamberetti, vongole, pane, vino; va tutto lentissimo, il tempo non ci affatica e respingiamo ogni richiamo al dovere, che avrebbe rotto il sogno che stava diventando azione.
Siamo a casa, scala a chiocciola, poi in terrazza ed è pronto e mangiamo mentre il sole da il meglio di se e respiriamo, con i profumi del mare, il vento che ogni tanto si aggroviglia, facendo svolazzare il tovagliato.
Ha sciolto i capelli, e li ha lasciati sciolti; i suoi occhi sorridono così forte.
Le leggo una storia, che si era portata da casa, in un libricino in una custodia di cuoio a tracolla su una cinta di feltro.  Ha sempre sognato di averla e gliel'avevano appena regalata.
Le piacciono queste cose, e tantissime altre, come i semi, i frutti, le piante, i suoni, i colori, le isole.
Lei è un'isola, e su quella sedia, su quel terrazzo, con quella brezza, con la chitarra o provando un sax per la prima volta, sentiva di essere un'isola, felice e intorno ad altre isole.

venerdì 25 dicembre 2015

Autostrada Bosco

Salgo in macchina, accendo la radio, faccio strada.
I lampioni ritmano il buio e mi stancano gli occhi. L'autostrada è deserta, odora di silenzi e pioggia.
Penso più forte della musica che ascolto.
La sera di Natale, con quella voglia di intima solitudine.
Di fretta mi sorpassa un rombo ad almeno centottanta. Io non ho fretta, devo andare in un posto come un altro; un posto unico per me.
Mi immetto sulla statale e procedo vigile per non sbagliare direzione in quel groviglio di strade che sembrano perdersi tra le valli sterminate, confondersi con la nebbia e sprofondare in mare, nel nulla al di là del vuoto.
Mi rassicuro della strada, rilasso le braccia e alzo la radio; le strade erano esattamente come le ricordavo: strette, tese, incerte.
Le vetrine del paese mi guardavano storto, come gli anziani i nipoti che non tornano da anni.
Ferroso, il paese brillava di luna, alta, sazia, bella.
Percorro il paese fino in fondo, Un arco mi invita a uscire, Spengo la macchina, nel buio di una strada dissestata immersa in un magro bosco. Accendo una sigaretta, apro lo sportello. Finalmente Natale. Forse stasera mi verrà a trovare.